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A Bologna affisso striscione contro l’utilizzo dei macachi per la sperimentazioneÈ di poche ore fa la protesta che ha visto l’affissione di uno striscione contro l’uso dei primati nei laboratori dell’ateneo bolognese.

Continuano a crescere, infatti, le persone che chiedono la liberazione dei macachi usati per indagini al cervello e sottoposti a sessioni sperimentali molto invasive tramite apparecchi ferma-testa e impianti cranici presso il dipartimento di fisiologia.

Questo tipo di ricerche sono collegate a sofferenze elevatissime, soprattutto per animali che hanno capacità cognitive così sviluppate: oltre alle implicazioni fisiche e psicologiche legate al lungo confinamento in spazi limitati e sessioni di addestramento, lontano dalle foreste di origine e con un’unica prospettiva davanti, ossia la morte.

LAV si unisce alle azioni di protesta e ricorda come gli esperimenti in corso siano stati finanziati tramite un bando, pubblicato nel 2021, che destinava quasi 20 mila euro a questo tipo di ricerche obsolete e dolorose, nonostante la legge italiana e internazionale veda come prioritari i modelli alternativi agli animali.

In 7 anni LAV è riuscita a salvare oltre 50 primati dalla sperimentazione, grazie alla collaborazione e alla possibilità di confronto con atenei prestigiosi come quello di Modena, Padova e Verona. A partire da queste esperienze, che hanno avuto esito positivo, l’Associazione ha quindi inviato richieste di chiarimento e confronto anche al Rettore dell’Università di Bologna e alla Direttrice del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie. Ad oggi, però, LAV non ha ancora avuto risposta.

“Ribadiamo la nostra disponibilità a dare tutto il supporto scientifico necessario affinché la linea di ricerca venga definitivamente chiusa, convertendo la sperimentazione su animali in innovative, attendibili e sicure metodologie human-based” conclude Michela Kuan, responsabile LAV per l’area Ricerca Senza Animali.

 

 


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