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Zocca, al via la nuova scuola di teatro “Vasco Rossi”



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Zocca, al via la nuova scuola di teatro “Vasco Rossi”«Siamo orgogliosi di annunciare che il nuovo anno porterà con sé un’importante novità per il nostro territorio, frutto della precisa volontà del nostro concittadino, Vasco Rossi. Prenderà il via a gennaio, infatti, un corso di teatro sperimentale condotto da Andrea Ferrari e rivolto a chi ha più di 14 anni; si svolgerà a Zocca, proprio nel teatro dedicato a Vasco».

Con queste parole il sindaco di Zocca Federico Ropa commenta l’annuncio del percorso di teatro sperimentale proposto da Vasco Rossi, che “trova un fondamento importante nella sua storia personale e professionale, tanto da riconoscere a questa Arte la possibilità di “aiutare” le persone a conoscersi, a migliorare i rapporti interpersonali attraverso la propedeutica del gioco, creando in loro la volontà di esporsi e di uscire dalla realtà virtuale che i social e la rete hanno costruito”.

Ropa sottolinea poi che «per noi, questo progetto rappresenta un importante passo avanti per la crescita culturale e artistica della nostra comunità; intitolarlo a Vasco Rossi significa rendere omaggio a un artista che ha saputo parlare a intere generazioni, trasmettendo passione, autenticità e il coraggio di credere nei propri sogni. Sono gli stessi valori che desideriamo mettere al centro di questo percorso educativo. Ringrazio quindi Vasco per aver proposto, creduto e voluto questo corso. A tutti gli iscritti e agli artisti che animeranno questa scuola auguro un percorso ricco di emozioni, impegno e soddisfazioni».

Il desiderio dell’artista Vasco Rossi di offrire alla cittadinanza del proprio territorio un percorso di Teatro sperimentale trova il pregio di riconoscere a questa Arte la possibilità di “aiutare” le persone a conoscersi e migliorare i rapporti interpersonali attraverso la propedeutica del gioco, creando in loro la volontà di esporsi e di uscire dalla realtà virtuale che i social e la rete hanno costruito.

Per Andrea Ferrari «il Teatro nasce come forma religiosa e di mito, non certamente come semplice aspetto esibizionistico, per mettere la persona davanti a se stessa, allo specchio, per guardare il racconto della propria vita. La gente va a Teatro per vedersi riflessa in una storia che potrebbe essere la sua, e tutti i personaggi possiedono una parte di noi, veri o inventati che siano: “Teatro” significa “svelamento”, ed è ciò che succede anche quando le persone si ritrovano nelle parole di una canzone: quelle emozioni che nascono, che ci fanno sorridere, commuovere, urlare o riflettere sono lo svelamento di qualcosa che è dentro di noi e che quando si presenta ai nostri occhi ci destabilizza, perché ce lo troviamo davanti, non più dentro, nascosto: e diventa collettivo. Il Teatro sperimentale proposto da Vasco Rossi trova un fondamento importante nella sua storia: il suo esordio lo si ha dalla metà del secolo scorso, subito dopo il secondo conflitto mondiale, quando la ricostruzione portò l’uomo ad una più attenta ma sempre più ossessiva ricerca di tecnologia, benessere e sviluppo che paradossalmente, lo hanno portato, e ci stanno portando, all’isolamento, alla chiusura, alla solitudine: e mai come oggi, questo assetto si è radicato e porta malessere psichico, specie nei giovani, che sono in via di consolidamento della propria personalità.

Il Teatro “potrebbe” essere ancora un’isola felice: una parentesi che contiene elementi dove poter ritrovare la nostra umanità: il Teatro nasce con l’uomo, e nasce prima dell’attore: l’attore arriva molto tempo dopo.

Al di là della rivoluzione scenica e di tecnica che il Teatro sperimentale ha portato, con la rottura degli schemi tradizionali legati ancora ai modelli ottocenteschi o, addirittura, alla Commedia dell’Arte,  c’è una visione comune che lega tutte le tipologie di Teatro nate e sviluppate in questi tre millenni: il mettere al centro uomo e personaggio, che non è detto che siano reali, ma certamente sono due entità vive e vere: il mettere al centro uomo e personaggio, che non è detto che siano reali, ma certamente sono due entità vive e vere».

Grazie all’interessamento di Rudy Violi, Il sindaco Federico Ropa e la vicesindaca Susanna Rossi Torri, l’hanno accolta con grande entusiasmo e così i corsi di teatro speri-mentale inizieranno dal primo trimestre del 2026, curati dall’attore Andrea Ferrari, presso il Teatro comunale “Vasco Rossi”.

Sponsor ufficiale dell’iniziativa è lo stesso Vasco che ci crede molto nel progetto, lui che il teatro sperimentale lo ha fatto: a Bologna, nei primissimi anni 70, quando frequentava il liceo Tanari.

Un’esperienza per lui, ai tempi giovanissimo, fondamentale, utile a formarsi culturalmente, artisticamente e politicamente. Una pratica che gli è servita nella vita, innanzitutto per uscire da quella timidezza che, spesso, può essere di impedimento a un’espressione libera.

Il desiderio di Vasco, allora, è di trasmettere la sua esperienza offrendo un percorso di Teatro sperimentale, ai giovani del suo paese, e non solo, a quanti hanno bisogno di conoscersi e realizzarsi secondo le proprie attitudini. Nella speranza che sia loro utile così come lo è stato per lui da giovanissimo.

Vasco Rossi ricorda bene quel periodo «Erano i primissimi anni ’70, c’era un grande fermento culturale in quegli anni e Bologna, con la sua università, era una città all’avanguardia. Io facevo il Tanari, la scuola di ragioneria che mio padre mi aveva obbligato a fare, dove, peraltro, ho avuto come insegnante di italiano un grande professor Farinelli che ci apriva le menti. Se faccio questo mestiere, in fondo lo devo a lui che, con il suo giudizio positivo sui miei temi, mi incoraggiò a continuare a scrivere… Avevo 16/18 anni, venivo giù dalla montagna e stare a Bologna per me era come essere a New York. Quando Alvarez, un attore di teatro, lanciò i suoi corsi di teatro io mi presentati subito, incuriosito. Eravamo in tanti, lui ci fece… diciamo così, un provino: chiese a ognuno di noi di urlare… Non era facile, ma quando arrivò il mio turno urlai istintivamente e con tutta l’energia che avevo in corpo…Naturalmente mi scelse e mi fece entrare nella compagnia di teatro, un periodo per me straordinario, che mi ha permesso di ascoltarmi, di capirmi e di capire anche quello che davvero volevo diventare. Oggi mi piace pensare che, così come ha aiutato me, il teatro speri-mentale possa essere d’aiuto anche ad altri. L’arte crea impegno, l’arte crea evasione. L’arte crea».

 

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