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Venerdì 28 luglio tre eventi aprono il weekend di Trasparenze a Gombola
Muoio con un paese – Gemma Hansson Carbone (foto Amanda Arnborg)

Venerdì 28 luglio a Gombola inizia il weekend conclusivo di Trasparenze XI edizione con un programma di spettacoli e concerti nel borgo e nei sentieri circonstanti.

La giornata di Festival si apre dalle 10.00 alle 12.00 nell’Antica Chiesa di Gombola, con la restituzione pubblica della residenza-studio organizzata da Teatro dei Venti, in collaborazione con C.Re.S.Co – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea. Circa ottanta tra artisti, organizzatori, amministratori teatrali e spettatori si sono confrontati nelle giornate precedenti sul tema “Attraversare il vuoto”. Diretta Facebook sulla pagina di Trasparenze Festival e diretta su Cosmic Fringe Radio (www.cosmicfringeradio.com).

Primi spettacoli della giornata sono “Muoio con un paese”, ore 16.30 e 18.30, di Gemma Hansson Carbone, itinerante attraverso il bosco fino al Castello di Gombola, e la performance di parole e musica “È come se dovessi contenere tutto l’universo. Uno sviluppo di A.L.D.E.” di Giovanni Onorato, ore 20.00. Entrambi questi lavori fanno parte di “Connessioni – giovani visioni artistiche per un nuovo presidio culturale”, progetto promosso da Koras e finanziato grazie all’Avviso Youz Officina della regione Emilia-Romagna.

Concerto di giornata è il live I Flexus cantano Gaber, ore 21.00 in piazzetta, con lo storico repertorio del grande cantautore milanese, fondatore del teatro canzone.

 

MUOIO COME UN PAESE

“Muoio come un paese”, spettacolo Premio Cervi 2023, è una performance itinerante e partecipativa che conduce il pubblico all’esplorazione della natura, a volte nascosta ai nostri occhi, a volte prorompente e incolmabile, e della sua complessa relazione con le architetture urbane, storiche, intangibili e i suoi abitanti. Un’esperienza poetica che accompagna il cammino, lo sguardo e la percezione della natura, invitando le persone a guardare il paesaggio circostante con uno sguardo nuovo, basato sulla conoscenza dell’ambiente e sulla consapevolezza dell’incessante passaggio ciclico della Storia.

Uno spettacolo di Dimitris Dimitriadis, con Gemma Hansson Carbone. Architetto Vasilis Mavrianos. Un ringraziamento a Theodoros Terzopoulous e Aglaia Pappas. Prodotto da Naprawski.

“Muoio come un paese” è un esperimento artistico e liturgico atto ad evocare la presenza e l’avvento dell’Angelo della Storia. L’Angelo è una giovane donna che ci narra delle ultime spietate vicende del Paese incarnando le voci delle cronache rimaste da quell’epoca di crisi e di guerra. La donna racconta l’epoca storica di un passato futuro. La espone con la minuziosa scientificità di chi ha osservato lo svolgersi degli avvenimenti fuori dal corso naturale del tempo. Dove ci troviamo? Quando sta accadendo tutto questo? Lo spettacolo invita i suoi spettatori ad assistere ad una metafora fantascientifica, e allo stesso tempo arcaica, di una società che ha perso se stessa, e che è morta in se stessa. La narrazione avviene durante una camminata immersiva guidata dall’artista Gemma Hansson Carbone, ed è composta seguendo le regole del paesaggio storico e geografico in cui la performance si colloca. Un progetto di ricerca artistica aperto, libero, che coinvolge l’artista e il suo pubblico in una esplorazione collettiva di diverse pratiche artistiche e scientifiche (teatro, architettura, antropologia, archeologia, body art, poesia e cartografia) e che si struttura attorno ad un testo scritto dall’autore greco contemporaneo Dimitris Dimitriadis, e alla figura dell’Angelus Novus che Walter Benjamin descrisse nel suo omonimo saggio datato 1940.

 

È COME SE DOVESSI CONTENERE TUTTO L’UNIVERSO

“È come se dovessi contenere l’universo” è una performance di musica e parole, di Giovanni Onorato, con Giovanni Onorato e Mario Russo. Uno spettacolo teatrale spoglio in cui attore e musicista dialogano. I quaderni di Arduino stanno per terra come sangue sparso, i suoi amici li raccolgono e analizzano cercando di ricostruirne l’intreccio, di dipanarne il mistero. Il linguaggio oscilla fra il teatro di narrazione e la performance. La slam poetry diviene strumento narrativo funzionale al racconto: i brani eseguiti live fanno da spunto per i temi trattati, punteggiano la storia di un’adolescenza, o della sua fine. Ci sono circa tre livelli di scrittura su cui vogliamo lavorare: quello performativo della lettura diretta dei quaderni, quello narrativo sul personaggio di Arduino e quello riflessivo/filosofico sulla poesia e sul suo rapporto con la vita. Ci sembra che la figura del poeta, con il suo efferato bisogno di conoscere e fare esperienza, non può che esserci maestro e fratello, in particolar modo in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la vita sembra tutta da riscrivere.

 

I FLEXUS CANTANO GABER

Lo spettacolo è un viaggio che attraversa 30 anni di teatro-canzone, dai primi successi degli anni ’60 ai capolavori della maturità del cantautore. Le canzoni sono rilette interamente, attraverso un’interpretazione originale che evita l’imitazione spaziando fra sonorità acustiche, tango, swing, rock e folk in un costante intreccio tra musica e testi.

Con Gianluca Magnani, voce e chitarre, Daniele Brignone, basso e Cori, Enrico Sartori, tastiere, sax e cori, Davide Vicari, batteria e percussioni.

I Flexus sono considerati la band che da più anni propone spettacoli dedicati a Giorgio Gaber. Il loro storico concerto vanta centinaia di repliche in teatri, club, piazze fino a rassegne per teatro-ragazzi e progetti sociali con le carceri.

Il loro album “Il conformista” dedicato alle canzoni del Sig. G è stato così recensito da Andrea Scanzi: “Questo disco ha il dono dell’onestà e dell’originalità, mi pare uno degli omaggi più ispirati e garbati” (La Stampa – 23/06/2010).

Gaber, un vero anticonformista fuori da ogni tempo che ha sempre espresso le proprie idee in modo coerente e sincero, difendendo coraggiosamente il proprio pensiero dai compromessi a cui tanti altri hanno inevitabilmente ceduto.

Il Festival prosegue fino al 30 luglio, con spettacoli di teatro e danza, di artisti della scena nazionale e internazionale, con un’attenzione particolare alla musica, come il pianista Ramin Bahrami, virtuoso del pianoforte, che sarà a Gombola il 29 luglio con il suo repertorio di sonate di Bach, in duo con il flautista Massimo Mercelli, Bobo Rondelli sempre il 29 luglio al termine della serata, Cisco il 30 luglio, concerto conclusivo del Festival.

 

SPETTATORI RESIDENTI

Trasparenze anche quest’anno crea una connessione tra Città e Appennino e ci invita a diventare Spettatori Residenti, per vivere tutte le giornate di eventi a contatto con il territorio. Spettacoli, concerti, proiezioni, residenze, incontri negli spazi del borgo, nel bosco e lungo i sentieri, una presenza quotidiana in relazione con il territorio, con il coinvolgimento delle realtà locali e la collaborazione degli Abitanti Utopici, i cittadini che affiancano il Teatro dei Venti e cooperano nella cura dei luoghi e dei progetti.

Trasparenze è organizzato da Teatro dei Venti, ATER Fondazione e Koras. Nell’ambito di “Abitare Utopie – III edizione”, progetto realizzato dal Teatro dei Venti con il contributo della Fondazione di Modena attraverso il Bando Mi Metto all’Opera, e di “Connessioni – giovani visioni artistiche per un nuovo presidio culturale”, progetto di Koras finanziato grazie all’Avviso Youz Officina della Regione Emilia-Romagna.

 


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