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ROMA (ITALPRESS) – Gli obiettivi della transizione ecologica “vanno bene, ma l’elettrico è una tecnologia, non una religione. Perciò, restando all’automotive, noi sosteniamo che l’impronta ecologica non si può misurare solo al tubo di scappamento. Serve un calcolo più ampio, che parta dalla produzione e comprenda lo smaltimento”. Così, in un’intervista a La Stampa, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, rispondendo all’intervista rilasciata al quotidiano da Franz Timmermans, vicepresidente della Commissione europea.
“Per questo – aggiunge – noi italiani sosteniamo l’idrogeno e i biocombustibili. I tedeschi, i combustibili sintetici. Dico: la stessa Commissione intanto ci chiede di diventare più autonomi nella produzione di materie prime critiche. Ma sapete che cosa significa aprire giacimenti di litio sul nostro territorio e una lavorazione che ha costi ambientali altissimi? Li voglio vedere gli ecologisti talebani che ora protestano. Ma per questo serve una politica industriale nazionale ed europea: se l’Europa non reagisse con la stessa politica industriale assertiva di Cina e Usa, saremmo costretti a soccombere”. “Quella degli Stati Uniti, che si stanno muovendo massicciamente per tutelare la loro autonomia strategica. Washington – sottolinea Urso – investe 2000 miliardi di dollari per sostenere la produzione nazionale. E
poi dobbiamo rispondere alla sfida sistemica cinese. Per questo motivo abbiamo lanciato l’allarme a Bruxelles, a cominciare dal dossier sull’automotive”.
In merito all’appello del segretario della Cgil per uno sciopero generale, Urso lo definisce come un “richiamo della foresta”. “Penso piuttosto che Landini l’abbia fatto per recuperare quella base più ideologica che è rimasta spiazzata al successo di Giorgia Meloni”, dichiara il ministro.
credit photo agenziafotogramma.it
(ITALPRESS).


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