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“La sospensione del divieto delle vendite promozionali, decisa dalla regione, era inevitabile vista la situazione che si stava creando, ma tra decreti dell’ultimo minuto, concorrenza senza regole dell’online e difficoltà pesantissime legate alla pandemia, è una vera giungla. I clienti sono disorientati, e noi con loro: il settore del commercio, inteso in senso lato, va regolamentato una volta per tutte”. Cinzia Ligabue, presidente Licom, interviene a seguito della Legge regionale dell’Emilia Romagna numero 11 del 29 dicembre 2020, è stata disposta la sospensione del divieto di effettuazione delle vendite promozionali nei trenta giorni antecedenti i saldi invernali 2020-2021 che ricordiamo, in via del tutto eccezionale sono stati posticipati  al 30 gennaio 2021. È dunque già permesso effettuare vendite promozionali per le attività che vendono prodotti come abbigliamento, calzature, biancheria intima, accessori di abbigliamento, pelletteria e tessuti per abbigliamento e arredamento.

“In questo momento così difficile per il commercio con chiusure forzate e un calo del fatturato in piena stagione che non ha precedenti – riprende la presidente Licom -, vendere in promozione non appena si può riaprire suona come un controsenso, ma d’altronde il cliente che oggi entra in negozio si aspetta di trovare i saldi di gennaio, inoltre le grandi catene e il mondo dell’e-commerce già vendono in promozione e dunque anche per noi è necessario correre ai ripari. E’ anche necessaria però una chiarezza maggiore: i Dpcm che si susseguono creano forte disorientamento nei clienti e forti difficoltà nella gestione di un esercizio commerciale in un momento di per sé drammatico, e al tempo stesso i codici Ateco permettono ad alcune tipologie di rimanere aperti e costringono altri a chiudere senza un criterio oggettivo, anche su questo occorre maggiore chiarezza. Poi c’è la concorrenza dell’online che, bontà sua e solo per fare qualche esempio, può consegnare anche nei giorni festivi o in quelli ‘rossi’, mentre noi dobbiamo rimanere chiusi per decreto, e spesso usano la parola saldi, mentre se un negozio mette la parola saldi sulla vetrina anche solo un giorno della partenza ufficiale, prende mille euro di multa. La mancanza di regole certe e di una tassazione equa per i giganti del web fa danni e non possiamo stare a guardare mentre il commercio al dettaglio va in rovina. Servono regole certe, una volta per tutte, che tutelino la categoria e occorre trattare in modo equo i colossi della rete sia fiscalmente che a livello di contribuzione e retribuzione dei dipendenti”.


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