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Come noto la ferrovia direttissima tra Bologna e Prato dovrà essere oggetto di importanti interventi per l’adeguamento della linea trasporto merci agli standard europei c.d. “Sagoma PC80”, necessari per realizzare la nuova rete centrale TEN-T (rete transeuropea dei trasporti) di cui uno dei corridoi principali delle arterie dei trasporti nel mercato unico europeo è proprio quello Scandinavia-Mediterraneo che comprende l’attraversamento appenninico Bologna-Prato.

Le preoccupazioni per l’impatto degli stessi sulla collettività sono sempre stati al centro delle azioni e delle richieste dei Comuni coinvolti poiché, pur pienamente consapevoli che si parla di un’opera di importanza nazionale, non possiamo trascurare che la realizzazione dei lavori avrebbe avuto un forte impatto sul territorio e sulla vita delle persone.

Proprio per questi motivi, l’argomento fu oggetto di diversi tavoli ed incontri pubblici, sia tecnici sia soprattutto politici ed il risultato di questo importante ed intenso lavoro svoltosi tra il 2017 ed il 2018, accolto con soddisfazione, fu una assunzione di impegni reciproci contenuti in un protocollo d’intesa tra le due regioni ed RFI (approvato con delibere delle rispettive giunte), e con la rassicurazione politica – anche a mezzo stampa – dell’allora assessore delegato della regione Emilia Romagna ad eseguire i lavori di notte.

Con grande stupore e preoccupazione, i Comuni interessati hanno recentemente appreso che RFI ha pubblicamente illustrato il nuovo programma dei lavori, un programma che si svilupperà su 5 anni (non più 3 come originariamente previsto) e soprattutto di giorno, disallineandosi in maniera autonoma dagli impegni che le regioni avevano assunto con i territori ed i rispettivi cittadini.

Le nove amministrazioni Comunali di Pianoro, Monzuno, Grizzana Morandi, San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli, Vernio, Vaiano, Cantagallo e Prato, assieme al Comitato Pendolari Direttissima, preoccupati delle pesanti ripercussioni hanno richiesto un pronto intervento delle due regioni affinché si adoperino nei confronti di RFI, come fatto in passato, per riportare sui giusti “binari” una questione che loro stessi ritenevano già indirizzata nella maniera più sostenibile per tutti.

La realizzazione diurna dei lavori, con conseguente predisposizione di servizio sostitutivo su strada, a parere di tutti i Comuni, oltre a creare pesanti ed insostenibili disagi per studenti e lavoratori, costringerà le persone a viaggiare in pullman proprio nel pieno della seconda ondata di contagi da coronavirus.

Per questo i Comuni hanno chiesto la convocazione di un tavolo politico congiunto, alla presenza dei due assessori regionali, ribadendo la loro contrarietà a tale organizzazione e chiedendo alle strutture tecniche delle due regioni di aggiornare ogni incontro sino a quando tale vertenza non verrà discussa politicamente con gli assessorati competenti.

 


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