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Da marzo del 2020, in coincidenza con l’inizio della pandemia, tre minori reggiani si sono dedicati alla compravendita di sostanze stupefacenti, tipo marijuana, che cedevano prevalentemente a clienti aventi minore età ma anche ad alcuni maggiorenni. A documentarlo la certosina attività investigativa condotta di carabinieri della stazione di Brescello, che partendo dalla denuncia di un genitore che ha riferito la cessione di marijuana da parte di due 16enni reggiani al figlio minorenne, hanno attenzionato i due ricostruendo l’attività di spaccio e l’identificazione di una decina di loro clienti abituali. Non solo, nel corso dell’indagine i carabinieri brescellesi hanno acquisito elementi di responsabilità in ordine allo stesso reato di spaccio anche nei confronti di un 14enne.

I tre minori sono stati tutti denunciati alla Procura della Repubblica presso il tribunale per i minori di Bologna con l’accusa di spaccio di stupefacenti. Attività illecita portata avanti da marzo 2020 e sino ai primi mesi del 2021. Un’indagine complessa quella condotta dai carabinieri di Brescello che ha preso il via nel mese di dicembre del 2020 a seguito della denuncia di un papà nei confronti di due 16enni che avevano ceduto marijuana al figlio. I carabinieri di Brescello hanno quindi attenzionato i due baby pusher che a ridosso delle festività dell’ultimo Natale nel corso di un controllo sono stati trovati di alcuni grammi di marijuana la cui detenzione è stata ricondotta ai fini di spaccio. Un primo tassello investigativo a cui si sono poi aggiunti gli elementi emersi a seguito dell’indagine tecnica sui tabulati dei due minori, che hanno permesso di risalire a contatti con altri minori che identificati e convocati in caserma hanno ammesso di essere clienti dei due e aver acquistato da loro stupefacenti. L’attività ha portato a identificare anche un 14ennne reggiano dedito ad analoga illecita attività. Le numerose chat elaborate dai carabinieri nei telefoni hanno rivelato che gli indagati, nonostante la giovane età, adottavano accorgimenti degni dei più navigati pusher come: l’utilizzo di messaggi criptici sulle piattaforme WhatsApp, Telegram e Messenger utilizzate nei contatti con i clienti, l’abitudine per evitare di essere trovati con la droga a nascondere le dosi da vendere in luoghi all’aperto in modo tale da evitare che lo stupefacente poter essere a loro ricondotto. Tuttavia la spavalderia di voler farsi vedere dagli amichetti dediti allo spaccio, li vedeva cedere lo stupefacente anche davanti ad altri minori nonché filmare e fotografare mentre consumavano spinelli. Un’indagine, che ha portato a stroncare il business del malaffare correlato allo spaccio di stupefacenti che andava avanti dall’inizio della pandemia e che vedeva coinvolti, quali clienti, numerosi giovani della bassa reggiana e mantovana, la maggior parte dei quali minori.


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