Preservare la pratica di immissione delle trote fario nei corsi d’acqua di montagna per sostenere le attività di pesca, a partire da quella sportiva.
È quanto chiede la Regione Emilia-Romagna in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e firmata anche da Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto.
L’approvazione del decreto “Definizione di specie ittiche di acqua dolce di interesse alieutico riconosciute come autoctone per regioni e bacini” esclude, infatti, il riconoscimento dell’autoctonia della trota fario, impedendo il proseguimento della secolare coltivazione della specie praticata attraverso l’immissione di esemplari allo stato giovanile. Questo comporterà il progressivo declino delle popolazioni selvatiche, che oggi sostengono un’importante attività di pesca praticata da migliaia di appassionati, sostanzialmente azzerando la pratica della pesca dilettantistica nelle aree montane.
“La scelta di escludere la trota fario dallo status di specie autoctona, se confermata, causerebbe un grave danno all’intero comparto della pesca sportiva e ricreativa nelle aree montane, con gravi ricadute economiche, sociali e culturali per i nostri territori- commenta l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi-. La trota fario rappresenta una presenza storica nei nostri corsi d’acqua e un elemento importante anche a sostegno di attività economiche nelle comunità appenniniche”.
“Chiediamo pertanto al Ministero dell’Ambiente- prosegue l’assessore- di rivedere questa impostazione e di aprire un confronto serio con le Regioni. Questa scelta non può prescindere dalla valorizzazione delle realtà locali e delle competenze maturate sui territori. Siamo pronti a collaborare per costruire una normativa equilibrata, sostenibile e rispettosa delle identità locali”