
Le ultime notizie in merito al percorso per valutare l’eventuale necessità di una diga sull’Enza sollevano molti dubbi che, a nostro giudizio, richiedono chiarimenti.
I SOLDI. Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, dalle varie affermazioni pubbliche fatte in diverse sedi dal commissario straordinario per l’opera, Stefano Orlandini, emerge palesemente che l’obiettivo è trovare i soldi (diversi milioni di euro) per arrivare ad appaltare il progetto nel 2027. Ci chiediamo se abbia senso trovare i soldi per il progetto se poi non ci sono i soldi per i lavori veri e propri. Si prospetta l’ennesimo, enorme spreco italiano di denaro pubblico. Ecco perché riteniamo questo modo di procedere zoppicante, fumoso e controverso, oltre che confutabile nel merito. Un modo di procedere che denota una superficialità di approccio ad un tema così importante per il territorio reggiano e parmense.
LE ALTERNATIVE PROGETTUALI. Il Docfap (Documento di valutazione delle alternative progettuali) presenta molti punti deboli. Questo significa che è stato fatto in modo superficiale, con continui rimandi e approfondimenti tecnici al futuro progetto della diga. Anche in questo caso, tanto fumo e poche certezze: si butta la palla in calcio d’angolo in attesa di capire dove si andrà a parare. Se poi gli approfondimenti diranno che il progetto è infattibile, chi risponderà dello spreco di svariati milioni di euro pubblici? Anche in questo caso, si rischia di copiare le modalità del Ponte sullo Stretto e di altre opere pubbliche incompiute, trascinate per anni e, nel frattempo, pagate da tutti noi.
IL TAVOLO ISTITUZIONALE. Ora leggiamo della nascita del “Tavolo di coordinamento istituzionale sulla diga di Vetto”, formato dalla Provincia di Reggio e dai sindaci della Val d’Enza reggiana. Spiace che la Provincia e i Sindaci non abbiano riconosciuto il Contratto di Fiume (strumento partecipativo pubblico e istituzionale, aperto, pagato con soldi pubblici, al quale partecipa anche la Regione, oltre ad associazioni e cittadini) come luogo di discussione e approfondimento del tema, e abbiano sentito invece l’esigenza di formare un coordinamento per il confronto con il commissario straordinario. Perché questa scelta di attivare un tavolo a latere, anziché restare nell’ambito del Contratto di Fiume?
(Coordinamento per la tutela del torrente Enza)

