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La nuova vita del Cavo Napoleonico, lo “scolmatore del Reno”



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La nuova vita del Cavo Napoleonico, lo “scolmatore del Reno”
L’impiego della draga aspirante refluente durante l’avvio dei lavori di ripristino

La gestione del rischio alluvioni e la riduzione del rischio idrogeologico sono gli obiettivi dell’intervento di rimozione dei sedimenti dal Cavo Napoleonico, un’urgente necessità per i territori dell’Emilia-Romagna colpiti dall’evento alluvionale del maggio 2023, finanziato dal Commissario straordinario di Governo alla ricostruzione per un importo di 8.572.000 euro – grazie al PNRR – Piano nazionale di ripresa e resilienza, disciplinato dal Parlamento Europeo (UE) e relativo al dispositivo per la ripresa e la resilienza (Next Generation UE) – e la cui realizzazione vede la proficua collaborazione istituzionale tra la Regione Emilia-Romagna e il CER, il Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano-Romagnolo, che effettua il primo stralcio dei lavori (che si concluderanno nella prima parte del 2026) il cui scopo è di intervenire nel tratto con maggiore accumulo, per la rimozione di circa 230.000 metri cubi di sedimenti accumulatisi dagli anni ’50 ad oggi durante il suo utilizzo.

L’intervento appena partito è assolutamente fondamentale perché il Cavo Napoleonico rischiava di smarrire la propria capacità di fungere da serbatoio importante, come avveniva nei primi decenni dopo la sua nascita – ha sottolineato Nicola Dalmonte, presidente del Consorzio CER –. Effettueremo i lavori in maniera il più possibile continuativa, anche durante il periodo estivo, poiché questi non andranno ad incidere sull’attività di irrigazione che il CER porta avanti ogni anno”.

Al centro dell’intervento dunque vi è il capillare ripristino della corretta funzionalità idraulica del Cavo Napoleonico, o “scolmatore delle piene del Reno”, canale lungo 18 chilometri e largo 180 metri che si estende nella provincia ferrarese e collega il fiume Reno, partendo da Sant’Agostino (in località Panfilia) al fiume Po, precisamente presso Salvatonica, nel territorio di Bondeno (Bo). Possiede la doppia funzione di scolmatore delle piene del Fiume Reno (con flusso da Sud a Nord) e, con flusso invertito, di alimentazione del Canale Emiliano Romagnolo (CER), in quest’ultimo caso convogliando l’acqua del Po sino alla riviera Romagnola e generando un sistema di lunghezza complessiva di ben 150 chilometri a supporto dell’irrigazione per l’alta pianura, nel momento in cui tutti i corsi d’acqua romagnoli hanno portate insufficienti ai fabbisogni estivi, oltre che per usi extra-agricoli, quali l’alimentazione dell’impianto di potabilizzazione “NIP2” di Ravenna. Quando funge da scolmatore, invece, il Cavo riveste un’importanza strategica nel raggiungimento della sicurezza idraulica del territorio della bassa pianura bolognese, ferrarese e, in parte, ravennate.

E proprio in questi giorni il Consorzio CER sta intervenendo sul Cavo Napoleonico mediante l’impiego di una draga aspirante refluente, collocata nell’alveo e che, tramite pompaggio, convoglia una miscela di acqua e sedimenti, all’interno di una tubazione, trasportandola per farla defluire direttamente nel fiume Po a valle delle paratoie che separano il Cavo stesso dal fiume, come spiegato da Raffaella Zucaro, direttrice generale del Consorzio CER: “Si tratta di una modalità d’intervento che potremmo definire “pilota”, date le sue caratteristiche di singolarità e dal momento che nessun intervento analogo è mai stato effettuato nel Cavo dalla sua realizzazione”.


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