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Congiuntura in Emilia Romagna nel secondo trimestre 2025



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Congiuntura in Emilia Romagna nel secondo trimestre 2025Le imprese industriali in Emilia-Romagna tra aprile e giugno hanno registrato una diminuzione della produzione del -1,4%, e del fatturato del -1,3%. Gli ordini sono rimasti stabili, quelli dall’estero sono leggermente aumentati, +1%. Il periodo di produzione assicurato è di tre mesi e il grado di utilizzo degli impianti al 74% della capacità produttiva.

Intesa Sanpaolo: Dinamica del credito positiva nei primi sei mesi dell’anno per la Divisione Banca dei Territori del Gruppo, pur permanendo a livello complessivo di sistema una domanda condizionata dall’incertezza. Ripresa delle erogazioni di prestiti per investimenti in macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto, cresciuti del 19% anno su anno nel semestre per il settore bancario della regione. Depositi delle imprese stabili anno su anno nel semestre, confermando l’ampio cuscinetto di liquidità disponibile. Si consolida la crescita dei prestiti alle famiglie.

Confindustria Emilia-Romagna: Previsioni per il secondo semestre migliori rispetto ad inizio anno nonostante il complesso scenario geopolitico ed economico. Si intravedono segnali di possibile ripresa, ma le imprese devono essere messe nelle condizioni di investire e crescere.  Rivitalizzare il Patto per il Lavoro, avviare un piano concreto di semplificazione burocratica, maggiori risorse per attrattività, internazionalizzazione, transizione ambientale ed energetica.

 

L’andamento nell’industria

Tra aprile e giugno 2025 il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna è sceso del 1,4% rispetto alla primavera del 2024.

Il 35% delle realtà industriali ha dichiarato di avere subito una diminuzione della produzione, ma è aumentata, dal 25% al 31%, la percentuale delle imprese che hanno dichiarato di averla incrementata.

Il fatturato è diminuito del -1,3%. Quello dall’estero ha mostrato una maggiore tenuta registrando una leggera flessione (-0,4%).

Gli ordini complessivamente sono rimasti stabili, quelli provenienti dall’estero sono aumentati dell’1%, facendo registrare il migliore risultato degli ultimi due anni e mezzo.

Le imprese hanno indicato un grado di utilizzo degli impianti al 74%, mentre il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è lievemente migliorato arrivando a tre mesi.

I settori industriali

L’alimentare è l’unico settore tra quelli considerati dall’indagine congiunturale che ha tutti i marcatori positivi: Il fatturato è aumentato del +2,2%, quello dall’estero del +4,2%. La produzione è a +1,6%. Gli ordini complessivi hanno avuto un aumento del +1,5%, che è stato più del doppio per quelli dall’estero, +3,7%.

Prosegue la decisa fase di recessione per le industrie del sistema moda, che hanno registrato un calo del fatturato del -3,9%, che nei mercati esteri ha raggiunto -4,6%. La produzione ha rallentato del -4,7%.  Le prospettive future appaiono negative considerando l’andamento degli ordini in flessione del -5,7%, anche esteri del -5,9%.

L’industria del legno e del mobile ha diminuito il fatturato complessivo del -4,5%, mentre quello dall’estero è rimasto stabile. La produzione ha avuto una nuova discesa del -3%. Anche gli ordini hanno subito un arretramento -2%, ma quelli dall’estero sono aumentati del +0,8%.

L’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche ha ridotto il fatturato del -3,7%, e rallentato la produzione del -3,1%. Stesso ritmo per gli ordini -2,7%. Più contenuta la flessione degli ordini dall’estero -1,4%.

Segni negativi, ma più contenuti, per le industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto. Il fatturato è diminuito del -0,7%, meglio quello estero +0,9%. Flette lievemente la produzione -0,5%. Positivi gli ordini con un incremento attorno al 2% sia nel mercato interno che estero.

Il gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (che comprende le industrie dell’estrazione, della carta e stampa, della raffinazione, della chimica, farmaceutica, plastica e gomma e quelle della trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro, di altre industrie manifatturiere minori e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata) tra aprile e giugno ha ridotto il fatturato complessivo del -0,7%, ma quello dall’estero del -1,8%. La produzione ha rallentato del -1,6%. Gli ordini, sia nazionali che esteri, sono tornati positivi attorno al +0,5%.

L’occupazione

Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna nel secondo trimestre 2025 ha subito un sensibile arretramento rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso (-3,2%, -18.454 unità) ed è scesa a quota 552.558 unità.

C’è stata una rapida diminuzione degli occupati alle dipendenze (-3,4%, -18.151 unità), scesi a 510 mila unità, e parallelamente un lieve decremento dell’occupazione indipendente (-0,7%, -303 unità), ora poco al di sotto di quota 42.400 unità.

L’andamento è stato determinato totalmente dalla forte riduzione dell’occupazione femminile (-11,1%), scesa a quasi 146 mila unità, a fronte di una lievissima flessione dell’occupazione maschile (-0,1%, -278 unità), che si è attestata a poco meno di 407 mila unità.

Le esportazioni

Nei primi sei mesi del 2025 le esportazioni della manifattura emiliano-romagnola sono risultate pari a 41.069 milioni di euro, pari al 13,4% dell’export nazionale, con una flessione dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Il comparto alimentari e bevande è l’unica nota molto positiva, con un forte aumento del 9,5% (4.952 milioni di euro), che ha contribuito in modo cruciale all’export totale. Al contrario, la moda ha registrato un calo significativo, del -6,9%, che ha fornito un rilevante contributo negativo all’andamento complessivo. I settori chiave come macchinari e apparecchiature, che con il 27% rappresentano la quota principale dell’export, sono diminuiti del −2,3%. Flessione doppia per metallurgia/prodotti in metallo (−5,4%). L’industria chimica, farmaceutica e materie plastiche è in crescita (+2,8%), trainata dal forte aumento dei farmaceutici (+15%). Cali moderati per legno e mobile (−1,5%) e apparecchiature elettriche/elettroniche (−2%), mentre l’industria dei mezzi di trasporto ha mantenuto una leggera crescita (+1,1%).

L’Europa rimane il mercato principale dell’export regionale (64,7% del totale) e ha mantenuto una tendenza moderatamente positiva (+0,3%), trainata dall’Unione Europea (+1,6%). All’interno dell’UE, si è registrato un aumento in Germania (+0,6%) e una forte crescita in Spagna +5%, mentre la Francia ha subito un lieve calo (−0,2%). Le vendite nell’Europa extra-UE sono invece diminuite significativamente (−5,5%), con forti flessioni nel Regno Unito (-4,5%). La modesta crescita europea non è stata sufficiente a compensare i risultati negativi negli altri continenti. Le esportazioni verso l’America sono diminuite del -5,2% a causa del calo nel mercato statunitense (−6,6%). Il contributo negativo maggiore è venuto dall’Asia, che ha subito un crollo del -9,2%. Questa flessione è dovuta principalmente alla netta contrazione nell’Asia orientale (−14,8%), con perdite pesanti in Cina (−18,4%) e Giappone (−21%). L’unica nota positiva fuori dall’Europa è l’Africa, che ha registrato un forte balzo in avanti del +15,6%, in particolare nell’Africa settentrionale.

Valerio Veronesi, presidente Unioncamere Emilia-Romagna: «Il quadro congiunturale che emerge mostra segnali di notevole resilienza che si scontrano con preoccupanti arretramenti. Dobbiamo però ricordare che solo pochi anni fa con il Covid il mondo sembrava sprofondare ma, ai primi segnali di ripresa, i nostri territori sono stati immediatamente pronti a partire. I nostri imprenditori sono veloci e flessibili. Se c’è una corsa da fare, corriamo per essere in testa. Ora il momento è cruciale per sostenere investimenti, formazione e semplificazione. Dobbiamo affrontare insieme l’incertezza e per farlo è necessaria meno ideologia e più economia reale».

Secondo l’analisi del Research Department di Intesa Sanpaolo, sul mercato del credito alle imprese ha preso avvio una fase di miglioramento, favorita dei tassi d’interesse più contenuti. Le condizioni finanziarie distese hanno consentito un recupero di domanda di credito, sebbene moderato dato il permanere di un contesto di incertezza, ma tale da determinare un ritorno alla crescita dei prestiti alle società non finanziarie a livello di sistema nazionale. I dati disponibili a livello regionale danno conto del miglioramento registrato anche in Emilia-Romagna. Nel primo semestre si è assistito a una significativa ripresa delle erogazioni di prestiti destinati a investimenti in macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto e altro, cresciuti complessivamente del 19% anno su anno in Emilia-Romagna. L’importo erogato in Regione è stato il più alto da pre-pandemia, pari a 1,43 miliardi. Sull’onda della ripartenza della domanda di credito per investimenti, nei mesi estivi è proseguita l’attenuazione del calo dei prestiti del sistema bancario al complesso delle imprese dell’Emilia-Romagna (-1,5% a giugno da -4,7% a dicembre 2024). In particolare, i prestiti all’industria hanno mostrato una tendenza prossima a tornare in positivo, con una minore diminuzione del -1,0% a giugno, da -6,4% in media nel primo trimestre. I prestiti ai servizi hanno confermato il miglioramento nel percorso di uscita dalla fase di contrazione, con un -1,7%. Anche i prestiti alle costruzioni hanno riportato una significativa attenuazione del trend di calo, con un -4,0% rispetto al -11% di fine 2024.

Come osservato in precedenza, al lento ricorso al credito da parte delle imprese si accompagna la persistenza di un ampio cuscinetto di liquidità, che continua a sostenere l’autofinanziamento delle aziende. I depositi delle imprese dell’Emilia-Romagna sono rimasti stabili anno su anno in media nel primo semestre e, in rapporto allo stock di prestiti bancari, sono risultati pari al 77%, un’incidenza superiore allo stesso periodo del 2024.

La ripresa dei prestiti alle famiglie consumatrici ha registrato un’ulteriore accelerazione, segnando un ritmo di crescita del 3,2% a giugno in Emilia-Romagna, rispetto al +1,1% di fine 2024. La dinamica, più vivace della media nazionale lungo tutto il semestre, è sostenuta dai tassi d’interesse più bassi e dalla crescita delle compravendite residenziali. In Emilia-Romagna lo stock di mutui casa è aumentato del 3,8% anno su anno a giugno, recuperando rapidamente rispetto al minimo del +0,3% toccato a metà 2024 a seguito della stretta monetaria del 2022-23. L’andamento si conferma più robusto della media Italia (+3,2% a giugno). Nel 1° e 2° trimestre 2025 le erogazioni di mutui sono cresciute a doppia cifra (del 56% e 32% anno su anno rispettivamente, in linea con il 53% e il 31% a livello nazionale). La tendenza dei mutui è coerente con la dinamica delle compravendite di abitazioni, che in Emilia-Romagna ha segnato un aumento più vivace del mercato nazionale (+15,5% a/a nel primo trimeste e +8,7% nel secondo rispetto a +11,2% e +8,1 rispettivamente a livello Italia).

Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo«Le imprese regionali vanno sostenute nella loro capacità di investire e guardare al futuro, attraverso soluzioni finanziarie e servizi specialistici in grado di accompagnare le strategie di sviluppo e cogliere le nuove opportunità di un contesto in trasformazione. Un impegno confermato dal nostro Gruppo anche nei primi sei mesi di quest’anno, nei quali come Direzione Regionale abbiamo erogato alle imprese dell’Emilia-Romagna 970 milioni di euro di nuovo credito a medio lungo termine, con una tendenza in forte crescita anche rispetto al 2024. Occorre una visione condivisa rispetto alle sfide e agli asset strategici del nostro sistema produttivo, come prima banca italiana siamo da tempo fautori di una collaborazione efficace con imprese e associazioni di categoria. Ne è esempio tangibile l’accordo con Confindustria Emilia-Romagna che mette a disposizione delle imprese regionali 15 miliardi di euro per sostenerne la competitività e gli investimenti, ma soprattutto questo appuntamento congiunto con Unioncamere e Confindustria che quest’anno taglia il traguardo dei 25 anni».

Secondo l’indagine di Confindustria Emilia-Romagna relativa alle previsioni per il secondo semestre 2025 le aspettative degli imprenditori sono migliorate rispetto ad inizio anno, nonostante la complessità dello scenario geopolitico ed economico.

La produzione è attesa in crescita dal 37% degli imprenditori, con un saldo positivo tra ottimisti e pessimisti di 24 punti, in deciso aumento rispetto ai 14 punti di inizio anno. Il clima è di moderato ottimismo nelle piccole imprese, mentre le grandi intravedono una situazione di sostanziale stazionarietà della produzione.  Il 37% delle aziende prevede ordini totali in aumento. Più misurate le attese circa gli ordini esteri, previsti in crescita dal 30% degli imprenditori. Un’azienda su quattro prevede un aumento dell’occupazione nel semestre in corso e il 70% una situazione stazionaria.

 

Rispetto ai settori merceologici le aspettative più pessimistiche si riscontrano nel settore tessile abbigliamento, con saldi negativi per produzione, ordini totali e ordini esteri. Previsioni negative anche per ceramica e macchine elettriche. Prospettive positive nell’alimentare, positive ma più contenute nei comparti del legno, carta/stampa, chimica/farmaceutica e meccanica. Migliorano le attese nel settore della metallurgia e si confermano ampiamente positive le previsioni nel comparto dei servizi.

Le previsioni sul PIL regionale per l’intero 2025 si attestano verosimilmente intorno all’1%.  Nel primo semestre il mercato interno ha in parte compensato il rallentamento delle esportazioni: sulla forte contrazione nei mercati extra UE hanno inciso soprattutto le dinamiche di maggiore vulnerabilità su scala globale, incluse le tensioni geopolitiche, le fluttuazioni valutarie e l’incertezza regolamentare. Se da un lato mercati strategici come Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone hanno presentano cali significativi, dall’altro la crescita verso il mercato europeo sottolinea il ruolo centrale dell’area comunitaria, che rappresenta un bacino di domanda stabile e prossimo per le aziende emiliano-romagnole, che dovranno sempre più diversificare i mercati di sbocco. Le imprese guardano con rinnovata fiducia alla ripresa del mercato tedesco, il primo partner commerciale della regione, a seguito degli annunci di massicci investimenti pubblici in difesa e infrastrutture volti a stimolare la crescita in Germania.

«In questo quadro – dichiara Confindustria Emilia-Romagna è fondamentale creare un clima di fiducia per far ripartire gli investimenti, che in questa fase sono favoriti dalla riduzione dei tassi di interesse nell’Eurozona e dalla progressiva attuazione del PNRR. Ora l’obiettivo primario deve essere rimettere l’industria al centro delle politiche regionali affrontando i segnali di debolezza per rilanciare la competitività del tessuto economico.

Per questo come Confindustria Emilia-Romagna riteniamo necessario rivitalizzare il Patto per il Lavoro, che deve tornare ad essere una sede operativa di indirizzo, verifica e co-progettazione delle politiche regionali. La semplificazione delle normative e procedure regionali è un importante fattore abilitante di competitività. Proponiamo, partendo dal Patto per la Semplificazione del 2021, di attuare provvedimenti specifici da realizzare in tempi precisi sul modello dei “Regolamenti omnibus” europei.

La Regione ha avviato la definizione del nuovo Piano Energetico Regionale, che deve supportare e incentivare gli investimenti delle imprese per il processo di transizione verde. In questo ambito è possibile adottare soluzioni innovative come i crediti di sostenibilità, strumento che valorizzerebbe i benefici ambientali generati dalla gestione attiva e certificata del patrimonio boschivo dell’Emilia-Romagna.

In vista della scadenza del ciclo dei Fondi Strutturali nel 2027, non possiamo permetterci di rallentare il supporto alle imprese che la Regione ha dato sinora: occorrono maggiori risorse per la legge sull’attrattività, per i progetti di internazionalizzazione e la produzione di tecnologie digitali e verdi. Guardando al futuro, l’indirizzo che sta emergendo per la nuova Politica di Coesione, ispirato a una gestione centralizzata, rischia di escludere le Regioni e i territori dalla programmazione delle risorse: è invece opportuno mantenere una governance multilivello per garantire la dimensione territoriale delle Politiche di coesione, soprattutto per le PMI».

Alla rilevazione hanno partecipato 392 imprese dell’Emilia-Romagna appartenenti ai settori manifatturiero e servizi, per un totale di circa 49.500 addetti e un fatturato complessivo di circa 22 miliardi di euro.


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